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Giovani e internet: Una generazione di Google-dipendenti  

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- L'opinione - Redazione - 09/08/2010 - 19:16


Vorremmo segnalare l'interessantissimo articolo apparso oggi su La Repubblica.it a firma di Giulia Belardinelli che riporta e analizza i risultati di una ricerca condotta da un prestigioso istituto statunitense su un campione significativo di giovani studenti.
Dallo studio emerge un quadro piuttosto sconsolante delle nuove generazioni, giovani i quali, in modo sempre più crescente, si affidano ormai esclusivamente ai motori di ricerca per reperire informazioni, soffermandosi ai primi risultati e senza essere in grado di stabilirne il grado di attendibilità.
Una generazione cresciuta con Internet, definita quindi dalla stessa giornalista di "Google-dipendenti", essendosi il più famoso motore di ricerca a livello mondiale sostituito ai tradizionali canali di informazione.

L'articolo merita a nostro avviso una riflessione molto attenta e ci piacerebbe perciò che i nostri lettori proseguiressero la lettura e, possibilmente, esprimeressero liberamente una propria opinione.


G-dipendenti e copioni
Bocciati i giovani sul web

Uno studio americano traccia l'identikit della generazione cresciuta con internet: non sa valutare l'attendibilità di un sito e si affida quasi sempre ai primi risultati dei motori di ricerca. Il concetto di plagio? Per molti appartiene al passato
di GIULIA BELARDELLI

Una generazione di Google-dipendentiGoogle-dipendenti, spaesati e incapaci di valutare l'attendibilità di un sito. Sono così, secondo uno studio americano, i giovani internauti che utilizzano la rete per gran parte delle loro ricerche. Il loro motto potrebbe essere "In Google We Trust", visto che è il motore di ricerca, nella maggior parte dei casi, a determinare in cosa credono e su cosa dubitano. Fatto ancor più grave, in tanti si affidano acriticamente ai grandi marchi e a rotte di navigazione già percorse, rinunciando al brivido della scoperta a vantaggio della pigrizia mentale.
La stangata ai "nati digitali", la generazione cresciuta giocando al computer piuttosto che con bambole e macchinine, arriva dalla Northwestern University di Chicago. In uno studio pubblicato sulla rivista "International Journal of Communication" i ricercatori hanno analizzato i meccanismi di "fiducia" che guidano gli internauti nella ricerca di informazioni. Tra le note più inquietanti c'è la tendenza a non distinguere le pagine consigliate dai link pubblicitari e un interesse sempre più scarso per l'autore. E' da qui, secondo alcuni, che ha origine un altro fenomeno tipico della "generazione internet": il copia e incolla senza ritegno, indice di un concetto di plagio quanto meno cambiato.

Fuori dal contesto. Come spiegano i ricercatori, per gli studenti giudicare l'attendibilità di ciò che si trova in rete è un compito assai difficile, oltre che non sempre sentito come necessario. In tutta probabilità il problema dipende dalla struttura stessa della conoscenza online, che presenta tutti i contenuti nello stesso tipo di formato. Visivamente, infatti, una pagina web è sempre una pagina web, sia che si tratti di un articolo passato al setaccio da un'attenta commissione scientifica, o del blog di un sedicente astrofisico. Secondo gli autori, è proprio questa mancanza di indizi contestuali a essere responsabile del disorientamento nelle valutazioni. Ecco allora che i motori di ricerca, nella mente degli studenti, assurgono al ruolo che un tempo era riservato alle enciclopedie: dare un ordine ai contenuti.

Lo strapotere dei motori di ricerca. "Lo ha detto Google!", oppure "E' vero, l'ho googolato io!" sono alcune delle risposte tipiche fornite dagli oltre mille ragazzi tra i diciotto e i vent'anni che hanno partecipato allo studio. Per i ricercatori, affermazioni di questo tipo mostrano come i motori di ricerca siano diventati sempre più importanti nel definire la percezione di ciò che si ritiene più o meno attendibile. "In sostanza - spiegano - marchi come Google, Yahoo, Bing e Wikipedia sono diventati l'equivalente dei tradizionali custodi del sapere. Gli studenti tendono a fidarsi ciecamente nelle loro capacità di fornire sempre e comunque i contenuti più rilevanti". Secondo un sondaggio del Pew Research Center, oltre il 70 per cento degli under trenta vede i motori di ricerca come "fonti di informazioni complete e imparziali", anche se il 62 per cento dichiara di non essere sempre in grado di distinguere tra collegamenti pubblicitari e link in primo piano.


continua la lettura dell'articolo integrale...

Tratto da: LA REPUBBLICA.it
(09 agosto 2010)







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