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Un caso misterioso per il detective Miranda - quarta e ultima puntata  

Racconto giallo in 4 puntate di Beatrice Lombardi
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- Racconti - Redazione - 04/12/2012 - 23:05


Un caso misterioso per il detective MirandaDecido di partire dall'alto. Adam Espinoza. Inizio a fare delle ricerche sul suo profilo Facebook. A quanto pare, però, la sera del delitto lui era ad una festa a diversi chilometri di distanza. Festa documentata da varie foto, tag e da 50 amici che lo circondano nelle foto che sto vedendo. Non voglio nemmeno pensare che le 50 persone invitate, stiano fingendo di proteggerlo.
Cerco quindi informazioni sul secondo sospettato. Non trovo granchè su di lui, sembra che sia un impiegato commerciale presso una ditta che produce scarpe ed ora dovrebbe trovarsi all'estero per lavoro. Passo oltre arrivando all'ultima alternativa, quella che mi ha spaventata di più: una psicopatica che nasconde la sua identità. Una persona che ho già sentito.
Un flash attraversa la mia mente. Tra i messaggi che Savannah riceveva pare ci fossero anche quelli di una certa kririkuonnie95, che si descriveva come una ginnasta dai capelli rossi ed il mio istinto mi dice che si tratta della stessa persona, Cristiana Collina.
Mi avvio verso l'ospedale psichiatrico dove vengo accolta sulla porta da un uomo massiccio che mi chiede di identificarmi.
- Il mio nome è Miranda Rossi, sono una detective. Credo che mi abbia già sentita nominare, in ogni caso ho bisogno di parlare con una vostra paziente, tal Cristiana Collina.- Mi guarda sospettoso ma alla fine mi permette di entrare. La tizia alla reception che deve aver origliato, mi assegna una guardia e mi dice di andare alla stanza numero C25 al terzo piano.
Ad accogliermi trovo una ragazza spettinata che giace nel letto. Un'infermiera si avvicina a me.
- Chi è lei? -
- Il mio nome è Miranda Rossi, mi sto occupando di un caso delicato e ... credo che Cristiana ne sia in qualche modo coinvolta e che possa aver ucciso una ragazza.-
- La sua patologia è peggio di quanto credessi, se così fosse - sussurra, preoccupata.
- Vede, lei.. è difficile da spiegare.. insomma, ogni suo ricordo è ossessionante per lei, vede pericoli ovunque e non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione.-
Un grugnito arriva dal letto.
- Lasciami parlare con la detective, Laura!- dice Cristiana con tono fermo ed autoritario. Ha una voce roca, quasi senza vita.
- Sì, ho ucciso io quella ragazza. Ho ucciso io sia lei che il fidanzatino. Non è colpa mia.. fu tre anni fa. Io ero iscritta ad una sito dedicato alla ginnastica perchè era la mia più grande passione, ma non ero mai riuscita a coronare il mio sogno. Un giorno, Savannah mi invitò al suo saggio nazionale per potermi conoscere di persona. Io però non esistevo o meglio la ginnasta con cui lei credeva di parlare tramite il sito, era solo una menzogna. Io non ero mai riuscita a fare della ginnastica la mia vita e nemmeno il tempo libero. Non mi aveva mai vista nemmeno in foto, per lei ero solo un nickname, così, decisi di andare a vederla comunque e fare felice mia madre che aveva poco più di un mese di vita. Il saggio andò bene e lei conobbe anche un ragazzo. Scoprii anche che alloggiavamo nello stesso hotel. Dentro di me sapevo che tra coetanei si fa amicizia, ma forse causa la mia malattia ero convinta che l'affetto dimostrato dagli altri in realtà era una copertura dietro la quale si nascondeva l'odio. Credevo che Savannah avesse scoperto la menzogna, che io non ero chi mi vantavo di essere ma ero una nullità nella ginnastica e nonostante questo facesse buon viso a cattivo gioco per potermi poi prendere in giro per la mia inettitudine e per il personaggio che non esisteva, che mi ero creata e che avevo fatto credere esistesse. Avevo paura che Savannah mi volesse fare del male e che ogni parola che scambiavo con lei corrispondesse ad un coltello piantato nella mia schiena un giorno. Gli incubi, questi incubi, mi tormentavano, ma era solo l'inizio. Mi trovai in un baleno con un ragazzo morto sulla coscienza, ma questo non bastò. Occultato il cadavere, mi finsi il ragazzo di Savannah, che all'improvviso era dovuto partire. Per tre anni, ogni giorno, parlavo con lei al pc. Quella notte guidata dal senso di colpa ma da tanto odio e paura, le diedi appuntamento, mi trovai così con una ragazza legata davanti a me con gli occhi supplicanti che finii con quattro colpi di arma da fuoco . Mi ero liberata finalmente anche di lei.- una lacrima scende dai suoi occhi.
- Aiutami, per favore, ho paura di fare del male ancora, di fare del male ancora ad altre persone innocenti.- Le faccio una carezza e vedo la paura nei suoi occhi.
-Stai tranquilla, troveremo una soluzione. -
Vado a cercare i medici ed intanto chiamo la polizia. Il caso è chiuso ma non voglio e spero che questa ragazza non finisca i suoi giorni in una cella d'isolamento. Non era lei a comandare ma il suo problema, la sua patologia.
Richiuderla non sarebbe servito, almeno non nelle condizioni attuali.

- FINE -

Beatrice Lombardi - classe 3B
Agosto 2012











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